Essendo il mutuo un contratto di lunga durata, tra i 10 e i 30 anni, gli interessi incidono fortemente sul costo complessivo del finanziamento. È dunque fondamentale prestare particolare attenzione alla scelta del tipo di tasso da applicare.
Il tasso fisso offre stabilità, permettendo di conoscere sin dall’inizio l’importo delle rate che si dovranno pagare per tutta la durata del mutuo. Questa opzione è particolarmente vantaggiosa per chi desidera pianificare in modo preciso le proprie spese future, senza il timore di aumenti improvvisi del tasso d’interesse.
D’altro canto, il tasso variabile può sembrare inizialmente più conveniente grazie a tassi di interesse generalmente inferiori rispetto a quelli fissi. Tuttavia, la sua variabilità implica un rischio maggiore, in quanto le rate potrebbero aumentare in relazione alle fluttuazioni del mercato. Questa opzione può rivelarsi vantaggiosa in contesti di basso tasso d’interesse, ma comporta l’incertezza di costi futuri.
Un’alternativa è rappresentata dal tasso misto, che combina i vantaggi del tasso fisso e di quello variabile. In questo caso, si potrebbe iniziare con un tasso fisso per un certo numero di anni, per poi passare a un tasso variabile. Questa soluzione offre una certa flessibilità, ma richiede una valutazione attenta delle condizioni al contorno e delle previsioni economiche.
In sintesi, la scelta tra tasso fisso, variabile o misto deve essere effettuata considerando con attenzione le proprie esigenze economiche e il contesto di mercato. Approfondiamo il tema con Donato Todisco di Altroconsumo.